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Le Residenza Sabaude in Piemonte

Le Residenza Sabaude in Piemonte



Il Castello di Agliè

Situato nella piccola cittadina di Agliè, a pochi chilometri da Ivrea, questa Rocca è stata costruita nel XII secolo da Filippo, Marchese di San Martino e San Germano, discendente dei Marchesi di Ivrea, consigliere politico di Cristina di Savoia, prima Madama Reale. L’antico maniero è stato trasformato in una sontuosa Dimora nel 1656 da parte di Amedeo di Castellamonte ed è stato impreziosito di affreschi e stucchi nei saloni principali e nella Cappella. Il Castello venne acquistato da Carlo Emanuele III per il figlio Benedetto Maurizio, Duca del Chiablese, nel 1763, che ne dispose l’ampliamento e fece costruire l’imponente facciata. Durante la dominazione napoleonica la Dimora venne saccheggiata e privata dei suoi arredi e fu trasformata in Ricovero di Mendicità. Dal 1823 il Castello rientrò per eredità nei possedimenti reali e nel 1825 il Re Carlo Felice e la moglie Maria Cristina ne fecero la loro villeggiatura preferita, riarredandola e restaurandola; ivi la Regina vi trasferì la sua raccolta archeologica di statue, pitture e bassorilievi e venne realizzato il Teatro di Corte, in prezioso stile impero. Anche il Parco venne completamente rifatto con giardini all’italiana e all’inglese su più terrazze. All’ingresso venne posizionata una maestosa fontana rappresentante la Dora Baltea che si getta nel Po. Verso metà Ottocento il Castello passò a Ferdinando, Duca di Genova, secondogenito di Re Carlo Alberto e nel 1939 fu venduto da Casa Savoia allo Stato Italiano.


Tenuta della Mandria

Edificato durante la creazione della Reggia di Venaria per l’allevamento delle cavalle di razza, l’edificio fu costruito nel 1713. Il Castello venne rimaneggiato ed ampliato più volte senza mai perdere il suo antico prestigio. Venne destinato da Vittorio Emanuele II a sua riserva di caccia, acquistando vaste zone boscose limitrofe popolate da selvaggina. Era uno dei luoghi prediletti del Re, che ben presto utilizzò la Tenuta ad uso abitativo per farvi dimorare Rosa Vercellana, Contessa di Mirafiori e amante del Re. Gli Appartamenti Reali, perfettamente arredati e conservati, sono costituiti da 20 ambienti di carattere intimo e familiare, che rivelano le scelte e il gusto del committente. Il Re la rese una dimora accogliente e confortevole, con preziosi arredi e trofei venatori di ogni genere. La Tenuta era circondata da un immenso parco ricco di animali e scuderie per i cavalli, ma anche decorato con numerosi edifici e da una cappella risalente al XII secolo. Dopo la morte di Vittorio Emanuele II, Umberto I vendette al senatore Luigi Medici del Vascello prima il Castello, dopo aver trasferito l’allevamento di cavalli, e poi l’intera Tenuta. Nel 1946 iniziarono i vari frazionamenti della Tenuta, in parte ceduta alla Fiat, in parte adibita a campo da golf. Nel 1979 la Regione Piemonte ha acquistato la restante proprietà e ha istituito il Parco Regionale Naturale della Mandria. Alla realtà storica si aggiunge ora l’importanza e il valore del patrimonio naturalistico del parco, con percorsi escursionistici fra alberi centenari e piccole perle architettoniche.


La Venaria Reale

Edificata da Carlo Emanuele II, Duca di Savoia, nel 1659, la Venaria Reale è un Palazzo sontuoso e magnifico e nell’idea del Principe doveva rappresentare una sorta di Versaille, Reggia e città a un tempo. Il progetto originario era di Amedeo di Castellamonte che aveva ideato il Borgo e la Reggia. I giardini vennero creati con l’intento di testimoniare la magnificenza della Dimora, con fontane, piccoli edifici, statue e sentieri. Dimora preferita di Francesca d’Orleans, prima consorte di Carlo Emanuele II, fu dimora anche di Giovanna di Savoia-Nemours, seconda moglie del Duca e reggente per il figlio Vittorio Amedeo. La Reggia divenne simbolo di feste, spettacoli e intrattenimenti e ivi si trasferiva l’intera corte, insieme a diplomatici e ambasciatori stranieri. Nel 1693 la Reggia fu in parte distrutta da un incendio e venne in parte devastata durante l’assedio di Torino del 1706. Il rifacimento della Reggia fu disposta da Vittorio Amedeo II, affidando l’incarico all’architetto del Re Sole, Robert De Cotte. Contemporaneamente veniva creata la Tenuta della Mandria e costruita la strada che collega Torino a Venaria Reale. Durante l’occupazione napoleonica il Castello fu completamente spogliato mentre durante la Restaurazione il complesso fu destinato alla Scuola di Veterinaria e alla Scuola di Equitazione. Con il Re Carlo Alberto la Reggia passò dalla Real Casa alle Regie Finanze, che la utilizzarono come caserma. Durante la seconda guerra mondiale si completò il declino del complesso, lasciato a saccheggi e al degrado. Oggi la Venaria Reale rivive i suoi splendori grazie a imponenti opere di restauro che hanno reso la Reggia meravigliosa come un tempo.
Vedi gallery della mostra "DALLE REGGE D'ITALIA - Tesori e simboli della regalità Sabauda", tenutasi presso la Venaria Reale...


Castello di Rivoli

Le origini di questo Castello vengono fatte risalire al IX secolo, quando in cima alla collina di Rivoli pare sorgesse una piccola fortezza a presidio del territorio. Il Castello vero e proprio venne però fatto edificare intorno al 1245 dal Conte Verde, Amedeo VI di Savoia. Proprio in questo complesso il Conte Verde istituì l’Ordine del Cigno Nero, antesignano del Collare della SS. Annunziata ed ivi insediò il Consiglio dei Principi, massimo organo amministrativo del contado. Il Castello è stato il primo luogo in cui è stata ostentata la Sacra Sindone, la più preziosa delle reliquie di Casa Savoia. Per tutto il XV e il XVI secolo il Castello fu spesso occupato dai francesi che in parte ne smantellarono le mura. La rinascita del complesso si ebbe con Emanuele Filiberto, che vi stabilì la sua dimora ed ivi nacque e crebbe il suo successore Carlo Emanuele I. L’intero edificio venne distrutto da un incendio intorno al 1700 e venne ricostruito completamente con importanti ampliamenti con Vittorio Amedeo III, che diede il Castello in appannaggio del figlio secondogenito Vittorio Emanuele, Duca d’Aosta, come residenza di caccia. I lavori di completamento del Castello, interrotti più volte da guerre e dagli assedi francesi, vennero portati avanti per tutto il 1800, allorquando il complesso passò in eredità dapprima alle quattro figlie di Vittorio Emanuele I e poi, venne venduto al Comune di Rivoli, che ne fece una caserma. Oggi il Castello è di proprietà della Regione Piemonte e dopo una lunga serie di restauri ospita il Museo d’Arte Contemporanea.


Castello di Moncalieri

Intorno al 1100 Tommaso I di Savoia fece costruire una fortezza a guardia del ponte sul Po che controllava parte della via francigena: le prime trasformazioni del Castello si ebbero poi con Tommaso II nel 1200 e soprattutto con Jolanda di Valois, moglie di Amedeo IX di Savoia, che trasformò la fortezza in dimora Ducale, ampliandolo e dotandolo di quattro torri cilindriche. Proprio in questo luogo fu sottoscritto nel 1475 tra il Duca di Borgogna, Carlo, e il Duca di Milano, Galeazzo Sforza, il Trattato di Moncalieri. Il Castello fu utilizzato come dimora saltuaria sia da Emanuele Filiberto che da Carlo Emanuele I, suo successore. Con Carlo Emanuele III venne edificata la Cappella e venne completamente riarredata. Durante l’occupazione napoleonica il castello fu saccheggiato e utilizzato come caserma, mentre il giardino venne adibito a cimitero. Nel 1815 il complesso fu oggetto di un nuovo importante restauro e alla morte di Re Carlo Felice, Re Carlo Alberto scelse il castello quale Residenza Reale, apportando nuovi ammodernamenti soprattutto negli interni. Durante gli anni del Risorgimento Vittorio Emanuele II lo preferì sempre a Palazzo Reale come abituale dimora e sede di studio per i giovani figli. Il 20 novembre 1849 fu firmato nel Castello il famoso Proclama di Moncalieri, controfirmato da Massimo D’Azeglio, con cui il Re scioglieva la Camera dei Deputati e faceva approvare alla nuova assemblea il trattato di pace con l’Austria. Il Castello fu spesso usato come soggiorno temporaneo ed ivi vi si chiuse in isolamento Clotilde, figlia di Vittorio Emanuele II e moglie di Gerolamo Bonaparte. L’ultima abitante della Dimora fu la Principessa Maria Letizia, sposa del Duca D’Aosta e cugina di Re Vittorio Emanuele III. La proprietà del Castello venne ceduta all’inizio del 1900 al Demanio dello Stato da parte del Re.


Palazzina di Stupinigi

La splendida dimora venne edificata all’inizio del 1700 e il suo completamento avvenne nel 1701, in concomitanza con il compleanno del nuovo Re Carlo Emanuele III. Il simbolo della palazzina, il grande cervo di bronzo che orna la cupola centrale, opera di Francesco Ladetto, fu apposta solo nel 1776. Le terre di Stupinigi nel IX secolo appartenevano alla Duchessa Bona di Savoia, figlia del Conte Rosso e vedova di Ludovico d’Acaja; alla sua morte furono ereditate da Amedeo VIII di Savoia che le vendette ai Marchesi di Pallavicino. Le terre tornarono alla Dinastia con Emanuele Filiberto che, fatta edificare una prima dimora, la cedette all’Ordine Mauriziano. L’attuale complesso venne creato allo scopo di realizzare un’elegante residenza venatoria a pianta stellare. Vero gioiello di stile barocco e rococò, diversi furono gli interventi negli anni per ampliarla e decornare riccamente gli interni. Dopo l’abdicazione di Vittorio Amedeo II, il successore Carlo Emanuele III aprì sempre più spesso la Palazzina per feste e ricevimenti e durante la stagione estiva ivi vi si trasferiva tutta la corte per fare battute di caccia. La Dimora fu spesso utilizzata anche per celebrare matrimoni reali. Con lo scoppio della Rivoluzione Francese, cui seguiranno la spoliazione e l’abolizione dell’Ordine Mauriziano, il complesso fu ceduto per compenso di guerra a un giacobino piemontese che presto la cedette in cambio di terreni. Fu dimora di Napoleone Bonaparte e della moglie Giuseppina prima di recarsi a Milano per cingere la Corona Ferrea. In seguito vi abitò per qualche tempo Paolina Borghese. Nel 1840 il Re Carlo Alberto vi ospitò la sorella Maria Francesca Elisabetta di Carignano ed ivi si tennero le nozze tra Vittorio Emanuele e Maria Adelaide d’Asburgo Lorena Austria. Tra il 1900 e il 1919 la Palazzina venne scelta dalla Regina Margherita come residenza estiva, dove vi abitò dopo la morte di Umberto I. Delimitati internamente da un muro di cinta dietro la Palazzina si aprono i giardini in forma circolare, dal 1993 Parco Regionale.


Castello di Racconigi

Costruito nel 1004 da Bernardino dei Marchesi di Susa, in origine era una casaforte munita di torri; sotto il dominio dei Saluzzo fu costruito un Castello a pianta quadrata con cortile interno e fossato. Nella seconda metà del XIV secolo il feudo passò dapprima ai Savoia-Acaja, poi a Bernardino II di Savoia, signore di Pancalieri e Cavour. Nel 1620 Carlo Emanuele I assegnò la residenza al figlio cadetto Tommaso Francesco, primo Principe di Carignano. Nel 1650, su incarico del Principe Tommaso, venne ideato un nuovo progetto per il castello per renderlo più abitabile, che non venne attuato in quanto la ristrutturazione completa dell’edificio si ebbe solo con Emanuele Filiberto, figlio di Tommaso, affidando i lavori a Guarino Guarini. Alla morte di Emanuele Filiberto la proprietà passò al nipote Ludovico Luigi Vittorio Carignano, che risiedette a Racconigi. La successiva importante trasformazione si ebbe con Re Carlo Alberto, che aveva fatto di Racconigi la sua residenza preferita, curando in particolare la decorazione degli interni. La scomparsa di Carlo Alberto determinò una riduzione delle villeggiature estive dei regnanti. La Residenza prenderà di nuovo vita solo dopo la morte di Re Umberto I, per iniziativa di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, che ne fecero un ritrovo per tutta la famiglia, soggiornandovi almeno due mesi all’anno. In quelle stanze nacque Umberto, principe del Piemonte, ultimo Re d’Italia. Con Vittorio Emanuele III, dotato il Castello di ogni confort, di riscaldamento ed energia elettrica, acqua potabile e laboratorio fotografico, il palazzo divenne luogo di ricevimento di visitatori di prestigio, tra cui lo Zar Nicola II di Russia. All’interno del Palazzo è conservata l’iconografia di personaggi di Casa Savoia e di Principi e Sovrani delle Case Regnanti d’Europa. Meraviglioso ed immenso è il parco, con canali, laghetti e piccole cascate. Il Castello e il Parco di Racconigi furono acquistati dallo Stato nel 1980 con l’impegno a trasformarlo in Museo di Casa Savoia.


Castello di Govone

Un Castello era già presente sulla collina di Govone già nell’anno 1000 e sulle sue fondamenta il Conte di Govone, Ottavio Francesco Solaro, grande amico di Vittorio Amedeo II, fece costruire un edificio in stile barocco su progetto di Guarino Guarini. Il palazzo fu completato nel 1778 e alla morte dell’ultimo discendete dei Conti di Govone, l’edificio passò al patrimonio privato dei Savoia. Durante il periodo Napoleonico fu utilizzata come residenza estiva insieme al Castello di Agliè, diventando dimora preferita di Carlo Felice e della moglie Maria Cristina, che ne curarono l’abbellimento e gli affreschi interni. Nel 1897 il Castello fu acquisito dal Comune di Govone dove vi insediò il Municipio e le scuole, dopo aver messo all’asta il mobilio che era ivi presente. La Residenza è circondata da un giardino all’italiana, dove sono coltivate specie rare di tulipani e in cui vi è una collezione di rose antiche. Il Castello è famoso anche perché nel 1730 vi soggiornò Jean-Jacques Rousseau.


Castello di Pollenzo

I territori di Pollenzo erano già noti nel II secolo a.C. essendo situati proprio all’incrocio di antiche vie commerciali. Nel 1386 venne costruita una rocca da parte del patrizio visconteo Antonio Porro: Pollenzo venne conquistata dai Visconti, i quali diedero l’investitura di Pollenzo ad Antonio Romagnano, che fece atto di sottomissione ai Savoia. Nel 1450 Pollenzo tornò dapprima sotto il controllo degli Sforza, quindi venne ceduta definitivamente ai feudi di Casa Savoia dopo la conquista di Milano. Nel 1832 sotto il regno di Carlo Alberto il complesso fu restaurato e ristrutturato completamente, smantellando parte del borgo medievale e rinnovando sia gli interni che la facciata esterna. L’idea era di creare un luogo di svago e un’azienda agricola usando uno stile neoclassico. Furono dunque costruite e torri, i loggiati e diversi altri edifici. Carlo Alberto scelse Pollenzo come luogo di villeggiatura ma anche come centro per la sperimentazione in campo agricolo e vitivinicolo. Il Re fece infatti costruire delle vaste cantine e sarà questo l’inizio degli stabilimenti vinicoli di Francesco Cinzano. Nel castello dimorarono spesso Vittorio Emanuele II e Rosa Vercellana. Qui il re veniva a caccia e a pesca ed era tanto affezionato a questi luoghi che voleva nominare la Rosina Contessa di Pollenzo. Anche Vittorio Emanuele III provava grande affetto per questa tenuta piemontese, tanto che dopo l’abdicazione nel 1946 assunse il nome di Conte di Pollenzo.


Castello di Valcasotto

Usato come luogo di caccia e di vacanza, il Castello fu eletto da Re Carlo Alberto nel 1837 come propria residenza estiva ristrutturando quello che restava dell’antica Certosa di Casotto. Ospitò per lunghi periodi Vittorio Emanuele II e i suoi cinque figli, in particolare Oddone, costretto in carrozzella per una malattia, che trovava giovamento dall’aria balsamica del sito, posto a mille metri sul livello del mare. La struttura della Residenza verso il cortile è formata da un corpo centrale e da due ali dell’originaria Certosa, che ospitava i monaci di Valcasotto. Il luogo era stato ristrutturato a metà del Settecento, per poi essere abbandonato nel 1802 sotto il regime napoleonico che aveva determinato la chiusura delle Congregazioni. Con l’arrivo dei Savoia la Residenza riprese vita, dimora per molto tempo di Vittorio Emanuele II. Il Castello fu venduto a privati da Umberto I.


Palazzo Reale di Torino

Il Palazzo, simbolo della Torino Capitale del Ducato dei Savoia, era in origine il Palazzo Vescovile, ristrutturato, ingrandito ed abbellito tra il 1562 e il 1574 da parte di Emanuele Filiberto, detto Testa di Ferro, che desiderava una dimora degna del suo rango, dopo aver liberato Torino dai Francesi e averla designata quale Capitale del Ducato, spostandola da Chambery. Carlo Emanuele I, succeduto al padre, diede inizio alla costruzione del Palazzo Grande, proseguita da Vittorio Amedeo I ma è solo con la reggenza di Cristina di Francia, prima Madama Reale, che si terminarono i lavori di restauro ed edificazione del Palazzo. Nel 1658 Carlo di Castellamare ne disegnò una nuova facciata e parte degli interni. Benchè la dimora fosse riccamente arredata e colma di opere d’arte del tempo, Cristina preferì abitare il Castello adiacente, piuttosto che il Palazzo Grande. L’attuale Palazzo è dunque risultato di lunghe trasformazioni attuate in tempi diversi, tra cui da segnalare gli importanti interventi commissionati da Carlo Emanuele III. La Dimora fu poi abbellita con rarità di ogni genere da Vittorio Amedeo III fino all’abbandono di Torino del 1798 a seguito della Convenzione imposta dai francesi. Il suo successore Carlo Emanuele I, così come Carlo Felice, si occuparono più del restauro di chiese e dell’abbazia di Altacomba, ragione per cui fu Carlo Alberto ad occuparsi nuovamente del Palazzo. Con il suo intervento vennero rinnovate molte sale interne e la cancellata fu ornata dalle statue in bronzo dei Dioscuri Castore e Polluce, ancora oggi a guardia dell’edificio. Sotto il Regno di Vittorio Emanuele II fu approntato lo scalone d’onore e il Palazzo fu decorato con statue e sculture rappresentanti i personaggi e Principi di Casa Savoia. Con l’unità d’Italia la dimora, diventata Reggia, fu sede ufficiale della Monarchia fino al 1865. Nel 1868 ivi contrassero matrimonio Umberto I e Margherita e nel 1888 si sposarono il Duca D’Aosta Amedeo e Letizia Bonaparte. Palazzo Reale è costituito da diversi elementi che non avevano solo la funzione di domicilio regio ma anche di vero e proprio centro del potere del Re. Dal momento in cui Umberto II, ultimo Re d’Italia, partì in esilio dopo il referendum del 1946 che decretò la fine della Monarchia, Palazzo Reale fu dismesso e chiuse i battenti. Allorquando nel 1997 un incendio rischiò di distruggere la Cappella della Sindone, diverse ali del palazzo vennero riaperte, mostrando nuovamente al mondo lo splendore della dimora ed i suoi tesori inestimabili. Intorno al Palazzo di sviluppano diversi edifici, tra cui il Teatro Regio, Palazzo Chiablese, che ora ospita la Sovrintendenza ai beni Ambientali e Architettonici del Piemonte, l’Archivio di Stato, che custodisce oltre settecentomila documenti di storia nazionale e piemontese di enorme valore, l’Armeria Reale, che con oltre seimila pezzi è la collezione più importante in Italia di armi antiche, e la Biblioteca Reale, ideata da Carlo Alberto, che custodiva cimeli rarissimi e libri di inestimabile valore. A fronte di tanta magnificenza non potevano mancare, dietro Palazzo Reale, i meravigliosi giardini, ornati con statue e fontane.


Palazzo Madama

Situato sulla Piazza in cui si affaccia Palazzo Reale, Palazzo Madama era la fortezza dei Marchesi di Monferrato nella seconda metà del 1200. Passata per discendenza dinastica da Tommaso III a Filippo I, Principe di Savoia e signore di Acaja, fu trasformata in Castello a pianta quadrata con corte e portico e quattro torri cilindriche. Con l’estinzione degli Acaja diventò proprietà dei Savoia e fu utilizzata come sede temporanea del Duca nei suoi viaggi a Torino fin dalla metà del 1300. Dopo la perdita delle terre da parte di Carlo II, Torino passò sotto la dominazione francese e quando nel 1562 Emanuele Filiberto tornò in possesso dei suoi averi, il Castello era stato completamente saccheggiato. Iniziarono così i lavori di ristrutturazione del palazzo, proseguiti soprattutto sotto la reggenza di Cristina di Francia, prima Madama Reale. La seconda Madama Reale, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, reggente del figlio Vittorio Amedeo II, affidò un’ulteriore rinnovamento della residenza a Filippo Juvarra, che ideò un Palazzo in stile barocco. Gli interni furono riccamente arredati con mobili che rimasero fino all’occupazione francese, durante la quale il palazzo fu quasi completamente svuotato. Il ritorno dei Savoia a Torino fece sì che il Palazzo venisse trasformato prima in sede dei Comandi Militari e poi in Osservatorio Astronomico. Carlo Alberto vi sistemò la Pinacoteca Regia, poi il Senato Subalpino e quindi la Corte di Cassazione. Palazzo Madama è stato oggetto nel corso del Novecento di molti restauri e ora ospita il Museo Civico di Arte Antica.


Palazzo Carignano

A commissionare il progetto e la costruzione di questo palazzo all’architetto Guarino Guarini fu Emanuele Filiberto di Carignano, detto “il Muto”, figlio di Tommaso, figlio a sua volta di Carlo Emanuele I, capostipite dei Savoia-Carignano. L’area in cui sorse il Palazzo era quella su cui erano costruite le scuderie del Castello. Il complesso venne iniziato nel 1679 e la sua costruzione durò circa sei anni. Splendido esempio dello stile Barocco italiano, il Palazzo sarà destinato ad accogliere nel corso dell’Ottocento, molta significativa storia italiana. In origine il Palazzo era grande circa la metà di quello attuale: l’ampiamento fu realizzato nel 1864, con l’aggiunta delle due ali laterali. Sul finire dell’Ottocento la facciata fu decorata con il grande timpano e il cartiglio di bronzo recante la scritta “Qui nacque Vittorio Emanuele II”. Il Palazzo venne ceduto al Demanio da parte di Carlo Alberto, con la sua salita al trono. L’8 maggio 1848 nel Palazzo si tenne la prima seduta della Camera dei Deputati del Parlamento Subalpino e 18 febbraio 1861 in un’aula provvisoria costruita in legno nel cortile, si svolse la prima riunione dei Deputati del Regno d’Italia. Attualmente è la sede del Museo del Risorgimento.


Castello del Valentino

Originariamente di proprietà del patrizio milanese Renato di Birago, presidente del Parlamento che Francesco I aveva istituito nel 1500, questa imponente residenza, che sorge proprio sulle sponde del Po, venne acquistata nel 1564 dal Duca Emanuele Filiberto con l’intento di farne una residenza di svago, pur senza abitarvi molto. Il nome del Castello deriva secondo alcuni dal nome della moglie di Renato di Birago, Donna Valentina Balbiano di Chieri, secondo altri la denominazione è legata alla reliquia di san Valentino conservata nel Settecento in una chiesa che sorge nei pressi del Castello. Il complesso venne donato da Carlo Emanuele I a Maria Cristina di Francia, moglie di Vittorio Amedeo, quale regalo di nozze. La villa, che solo nell’Ottocento sarebbe stata chiamata Castello, piacque a tal punto a Maria Cristina, che commissionò immediatamente i lavori di trasformazione e ristrutturazione ad Amedeo di Castellamonte, scegliendola come propria Residenza. I lavori durarono ben trent’anni. La dimora venne riccamente decorata anche negli interni, chiamando famosi artisti del tempo: le stanze del Valentino divennero espressione del gusto francese della Madama Reale. Nel Castello fu festeggiata nel 1645 la liberazione di Torino dalle truppe francesi e la nascita di Carlo Emanuele II, che passò gran parte della sua giovinezza nella residenza. Proprio in questa dimora morì tragicamente, a soli sei anni, il piccolo Duca Francesco Giacinto. Durante l’occupazione francese il Palazzo fu adibito a Scuola di Veterinaria e nel 1827 il Valentino ospitò la prima Esposizione Internazionale di Torino e nel 1858 fu ceduto alla Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri. Quintino Sella e Bartolomeo Gastaldi vi fondarono nel 1863 il Club Alpino Italiano. Oggi la Dimora è di proprietà del Politecnico di Torino. A fianco del Castello si è nel tempo sviluppato il noto Parco del Valentino, realizzato in più di due secoli con modifiche continue a vialetti e boschetti. Dal 1729 il Parco è la sede dell’Orto Botanico e ospitò nel corso dell’Ottocento diverse Esposizioni Internazionali.


La Villa della Regina

La fabbrica e i terreni per la costruzione della magnifica Villa vennero acquistati nel 1617 dal Cardinal Maurizio, figlio di Carlo Emanuele I e antagonista, col fratello Tommaso, di Madama Cristina, Reggente per conto dei figli Francesco Giacinto e Carlo Emanuele II. Il Principe Maurizio era stato fatto Cardinale a soli 14 anni ma amava vivere nel lusso e adorava la vita mondana. Quando nel 1642 venne concordata la pace tra i principi e la Reggente, Maurizio, a 49 anni, lasciate le vesti di Cardinale, sposò la tredicenne Ludovica, sua nipote e figlia di Maria Cristina. Da quel momento la villa si chiamò “Ludovica”. Grande amante delle arti in ogni loro manifestazione, il Principe Maurizio commissionò il primo progetto di ampliamento della Villa, affidando i lavori ad Amedeo di Castellamonte e a Filippo Juvarra. Il giardino, invece, complessa struttura che dalla facciata posteriore si estende fino al padiglione del Belvedere, venne progettato e realizzato da Giovanni Pietro Baroni. Dopo la morte di Maurizio e Ludovica la Villa fu scelta come residenza da Anna d’Orleans, moglie di Vittorio Amedeo II e poi da Maria Antonia Ferdinanda, consorte di Vittorio Amedeo III, motivo per il quale prese il nome di Villa della Regina. Tra il 1797 e il 1814 la Villa fu occupata dai francesi, nuovi padroni di Torino, che asportarono parte del pregiato arredamento e ne abbatterono due ali. Nel 1868 fu quindi donata da Vittorio Emanuele II all’Istituto Nazionale Figlie dei Militari, al quale rimase fino allo scoppio delle Seconda Guerra Mondiale. Dal 1960 è proprietà dell’Amministrazione Provinciale, che ne cura il restauro.